“Il dio del massacro”
Descrizione della gestione della conflittualità secondo Friedrich Glasl e analisi del film “Carnage” di R. Polanski in base al modello di escalation conflittuale di Friedrich Glasl e in base al modello ESBI di Isabella Buzzi.
Come in tutte le forme di mediazione anche nella mediazione familiare uno degli obiettivi principali del mediatore / della mediatrice quale terza persona neutra ed imparziale che lavora con la coppia in conflitto è di favorire la comunicazione tra i mediandi e di aiutare a migliorarla perché possano trovare un punto di incontro o una soluzione di comune accettazione e risolvere insieme il loro conflitto. Uno dei presupposti per riuscire a dare un contributo positivo nel trattamento del contrasto è un’attenta analisi del conflitto, che divide i coniugi. Il grande vantaggio che la mediazione offre ai coniugi in crisi è di consentire a loro di individuare e scegliere essi stessi un’opzione che, componendo la situazione conflittuale, realizzi gli interessi ed i bisogni di ciascuno di loro, con particolare attenzione nella mediazione familiare a riguardo dei figli. In effetti, la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli nella mediazione familiare costituisce uno degli obiettivi centrali.
Il mediatore, quindi, per poter dare un vero supporto alla coppia in crisi deve essere un esperto nella gestione del conflitto e riuscire attraverso la sua abilità ad “orchestrare la comunicazione1” e a favorirla alla ricerca di un accordo. Il suo compito è di riaprire i canali di comunicazione interrotti dal conflitto, accompagnando la coppia nella ricerca della loro capacità di autoregolarsi. In effetti, il lavoro della mediatrice familiare può essere descritto come “studio e applicazione delle conoscenze sulle radici emotivo-relazionali della conflittualità nascente in specifiche interazioni relazionali, finalizzate a facilitarne l’autosuperamento”.
Aspetti centrali della mediazione familiare sono quindi la comunicazione, turbata tra la coppia, ed il conflitto che li divide. È essenziale che il mediatore familiare sappia trattare in modo professionale e costruttivo i contrasti, gli attriti, le tensioni ed i conflitti sorti tra la coppia, conosca le loro cause, il loro svolgimento e riesca ad intervenire in modo appropriato
per la loro deescalazione affinché i mediandi siano messi in grado di ritrovare le loro forze e di darsi congiuntamente un regolamento che soddisfi i bisogni loro (e dei loro figli) e aiuti a realizzare l’interesse comune.
Nel lavoro di Elian Reinstadler prima c’è un accenno ai due concetti di comunicazione e conflitto, per poi porre attenzione sulla gestione della conflittualità, un modo d’intervento nella crisi che si concentra principalmente sullo svolgimento del conflitto affinché questo processo si manifesti in modo positivo con l’intento di interrompere l’escalation della reciproca aggressione
migliorando le idee, gli atteggiamenti e i comportamenti delle parti in conflitto. Segue la presentazione del modello di escalation della conflittualità di Friedrich Glasl, in base a esempi concreti ricostruiti nell’analisi del film “Il dio del massacro” di Roman Polanski, ed un analisi del film stesso in base al modello ESBI elaborato da Isabella Buzzi e John M. Haynes.
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