La mediazione familiare: un approdo sicuro nel mare in tempesta
Abstract
Lo scritto è una splendida e poetica metafora per conoscere il viaggio del mediatore familiare e dei mediandi
L’autrice fa l’educatrice da tanto tempo, praticamente da quando ancora il mondo dell’educazione, a parte il corpo docente, era appannaggio del volontariato. L’ha sempre adorato, nei suoi vari ambiti di intervento, quel moto di cambiamento che si genera in chi educa e nell’altra persona, grazie alla relazione, grazie al rapporto di fiducia, ma soprattutto di empatia tra anime, fosse bambino, fosse ragazzo o adulto. Tutto ciò è possibile grazie all’autenticità che si mette in gioco nei rapporti.
Nelle sue consulenze educative ci ha sempre messo tutta se stessa, provando a “put herself in their shoes!” meraviglioso detto inglese che rende meglio di “mettersi nei loro panni”. Si cammina ugualmente con un cappotto troppo stretto o con un paio di calzoni larghi, ma avete mai provato a fare una piccola salita in montagna con un paio di scarponi di due numeri in meno? La relazione d’aiuto è il camminare a fianco di qualcuno. Negli ultimi tempi sembra essere cambiato qualcosa. Il target è sempre quello, ma le richieste non sono quelle abituali. Sono aumentate in quantità e complessità e improvvisamente la strada è diventata più faticosa.
Quando l’autrice non è più riuscita a capire le persone che aveva davanti, quando le richieste sono diventate così diverse dal solito, si è sentita come se, dopo una giornata a pescare in mare aperto, il suo faro non emettesse più segnale, impedendole di tornare nel suo porto sicuro fatto di abilità, conoscenze e sapere già acquisito. Si è chiesta come avrebbe potuto aiutare gli altri se non fosse lei stessa più stata in grado di tornare al riparo:
“Prima di imparare a sintonizzarmi era necessario che scendessi dal mio “pontile” per bagnarmi in quel mare troppo spesso sconosciuto. Non mi bastava più sapere nuotare e restare a galla, dovevo imparare a NAVIGARE. Era tempo di “naufragare” e reimparare i venti, le correnti e le stelle per potermi sintonizzare sulle nuove richieste che mi arrivavano.
Quindi sono salita sulla nave della MEDIAZIONE FAMILIARE, senza sapere bene dove sarei arrivata, ma con la convinzione di poter acquisire una nuova consapevolezza e nuovi strumenti, giusti per la navigazione. Con la mente aperta agli imprevisti, nella convinzione che le gemme più belle si trovano dove non te le aspetti. Facendo mia la frase di Bilbo Baggins mentre pensa al viaggio di Aragorn “ NON TUTTI QUELLI CHE VAGANO SONO PERSI”
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This writing is a splendid and poetic metaphor that helps understand the journey of family mediator and the couples of parents
The author has been an educator for a long time, practically since the world of education, apart from the teaching staff, was still the prerogative of volunteers. She has always adored, in her various fields of intervention, that movement of change that is generated in educator and educated, thanks to the relationship, thanks to the relationship of trust and, above all, of empathy between souls, whether a child, a boy or an adult. This is possible through authenticity that comes into play in the educational relationships.
In her educational consultations the author has always “put herself in their shoes!”, a wonderful English saying that sounds better than the Italian “put yourself in their cloths!”. You walk anyway with a tight coat or with a pair of baggy trousers, but have you ever tried to go up even a small mountain with a pair of boots two sizes too small? A helping relationships is walking alongside someone. Lately, something seems to have changed. The target is always the same but the requests are not the usual ones. They have increased in quantity and complexity and suddenly the road has become more tiring.
When the author was no longer able to understand the people in front of her, when the requests became so different from usual, she felt as if, after a fishing day in the open sea, her lighthouse no longer emitted a signal, preventing her from returning to her safe harbor of skills, capability and knowledge already acquired. She wondered how she could help others if she herself was no longer able to return to shelter: “Before learning to tune in, I had to get off my “pier” to bathe in that too often unknown sea, knowing how to swim and stay afloat was no longer enough for me, I had to learn to NAVIGATE. It was time to “shipwreck” and relearn the winds, the currents and the stars to be able to tune in to the new requests that came to me.
So I got on the ship of FAMILY MEDIATION, without knowing exactly where I would end up, but with the conviction that I could acquire new awareness and new tools, the right ones for navigation. With an open mind to the unexpected, in the belief that the most beautiful gems are found where you don’t expect them. Making Bilbo Baggins’ phrase my own, as he thinks about Aragorn’s journey “NOT ALL THOSE WHO WANDER ARE LOST”
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